Gran Premio d’Australia 2012, qualifiche
sabato 17 marzo 2012 · Roundup
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La più forte chissà, la più bella certamente. La qualifica di Melbourne premia la macchina che è andata contro la tendenza dei musetti a sbalzo: la McLaren si prende tutta la prima fila, la Ferrari è messa peggio del previsto, la Red Bull non è più la corazzata che è stata e nel frattempo nel paddock torna il veleno sull’interpretazione delle regole.
Mercedes. L’oggetto della disputa è l’ala posteriore della W03 perché secondo Red Bull e Lotus non rispetta lo spirito della norma che vieta l’impiego del sistema f-duct per la riduzione della deportanza. Il regolamento specifica che l’unico apporto aerodinamico variabile deve venire dal DRS. Intanto Schumi va in P4 dopo il testacoda nelle libere.
Lotus. Whitmarsh ammette: “Quella sì che è una sorpresa”. Torna a galla l’ex Renault che a Barcellona aveva dovuto cancellare i test per riprogettare la sospensione anteriore. Dice Raikkonen che i problemi di guidabilità ci sono ancora. Lui esce in Q1, Grosjean alla fine si piazza terzo.
Red Bull. Le imprecisioni e il nervosismo di Vettel dicono tutto: la macchina di Newey sul giro secco non ha il margine tecnico di sicurezza dell’anno scorso. Le lattine in terza fila non se le ricordava nessuno…
Ferrari. C’è chi sta anche peggio del toro. Il Cavallino perde Alonso in Q2 che esce alla prima curva e nonostante tutto conserva un secondo su Massa che fa due tentativi in più. La rossa era in crisi nei test: “Ma adesso – ammette Felipe – va anche peggio”.
Hispania. Ormai la tradizione lo impone: le nottate in circuito il primo week-end. All’HRT un’altra corsa contro il tempo per preparare le vetture dopo un inverno di travaglio. La FIA aveva già accettato la richiesta di rinvio delle verifiche teniche: venerdì la macchina di Pedro de la Rosa non era nemmeno assemblata. Alla fine la squadra non si qualifica perché non sta dentro il 107%.
Made in Italy. Se da un lato c’è Petrov che sbeffeggia i piloti italiani, dall’altro c’è Vettel che li copre di elogi: “Quando ho corso in Italia, nei kart la sfida più difficile era affrontare i giovani in tutte le classi. Non so perché sono in crisi adesso, forse è l’industria italiana che non è abbastanza aperta nell’investire i soldi per giovani talenti”.