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La sfortuna esiste, eccome: la storia (tutta vera) di Chris Amon
giovedì 1 marzo 2012 · Amarcord
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Diceva Mario Andretti che Chris Amon era talmente sfortunato “che se facesse il becchino la gente smetterebbe di morire”. Nella storia delle corse dei motori, Amon resta lo sfigato per eccellenza.
Gare mai vinte. Ma nel 1968 in Spagna quando è al comando con 23 secondi di margine si ritira per colpa del fusibile di una valvola. In Canada di vantaggio ne ha oltre un minuto quando cede uno degli anelli della frizione. Nello stesso anno si ferma in Sudafrica con una gomma forata, in Belgio perché un foglio di giornale gli finisce dentro un radiatore. Quando si dice la iella.
Franco Gozzi che per trent’anni ha curato i rapporti con la stampa per Enzo Ferrari, scrive: “Il Drake sosteneva che la scalogna non esiste. Solo con Chris Amon cambiò opinione”.
Ferrari gli spedisce anche una foto con dedica: “Al pilota più bravo e sfortunato”. Perché quello di Amon resta un caso tutto particolare anche fuori dal paddock.
È sempre Gozzi che nei suoi racconti ricorda che Amon si fa rifilare un falso brillante a Barcellona, si ritrova con la coppa dell’olio della Mercedes crepata dal gelo a Vallelunga, pretende il pagamento in sterline da Ferrari per investire nella March nella settimana in cui la sterlina si svaluta del 18 percento, va in pista debilitato dalla diarrea per colpa di un intruglio che si è preso in Germania. Nel porto di Napoli gli fanno due volte il pacco della stecca di sigarette piena di segatura.
La fortuna però un occhio di riguardo glielo riserva a Monza nel ’68: Amon ha un incidente, viene sbalzato dall’abitacolo e finisce nella boscaglia alla curva di Lesmo. Resta adagiato sui rami di un albero, in mezzo alle foglie. E se la cava senza un graffio.