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Acqua, sabbia e neve: quando madre natura si ribella alla Formula 1
lunedì 19 dicembre 2011 · Amarcord
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A giugno la Formula 1 si è fermata per due ore in attesa di correre il Gran Premio del Canada dopo il nubifragio che ha allagato Montreal. Trascorrono 245 minuti tra la partenza e la bandiera a scacchi, con sei ingressi di safety car: “Ma non si poteva fare altrimenti”, riconosce Alonso.
È la natura che si ribella ai Gran Premi. Altre volte ci hanno pensato sabbia e neve. Questi i casi eclatanti.
Acqua. Il Gran Premio d’Australia del 1991 ad Adelaide è la gara più corta della storia: 24 minuti e mezzo sotto la pioggia battente prima di dare bandiera rossa e assegnare la vittoria ad Ayrton Senna. Che commenta: “Questa non è stata una corsa. Bisognava solo pensare a stare in pista e non era proprio il caso di spingere”. Nel 2004 e nel 2010 le qualifiche in Giappone a Suzuka vengono posticipate alla domenica mattina a causa dei tifoni.
Sabbia. Nel 2009, a febbraio, mentre la maggior parte delle squadre prova a Jerez de la Frontera, Ferrari, BMW e Toyota si spostano in Bahrain alla ricerca del sole e delle condizioni climatiche più vicine a quelle dei primi Gran Premi dell’anno. Trovano invece le tempeste di vento e sabbia che fanno procedere i test a singhiozzo.
Neve. La Renault viene accolta da gelo e fiocchi di neve a Silverstone a febbraio 2005, in occasione di una sessione di test a porte chiuse con Fernando Alonso e Giancarlo Fisichella. Christian Silk, Chief Testing Engineer per la squadra francese, dice: “Ci stiamo preparando per le Olimpiadi invernali”. Casi di Gran Premi segnati dalla neve non se ne registrano, però certe cronache riportano qualche fiocco alla prima di Montreal, nel 1978.