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Senna, il processo. Guardie e ladri: l’enigma delle centraline elettroniche
martedì 8 novembre 2011 · Amarcord
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Nel 1994 le macchine di Formula 1 hanno già la centralina elettronica: non è propriamente una scatola nera, ma registra comunque una grossa quantità di informazioni e parametri fondamentali. La FW16 ne monta due: una è quella della squadra e si trova dietro al radiatore, davanti alla ruota posteriore destra; l’altra è posizionata appena alle spalle dell’abitacolo, è fornita dalla Renault e memorizza esclusivamente i dati relativi al motore.
In mezzo ai rottami che la magistratura mette sotto sequestro a Imola, non c’è né l’una né l’altra. Le custodisce la squadra che le preleva in parco chiuso, prima della fine della gara e prima dell’intervento della polizia. A dare via libera alla rimozione delle centraline è Charlie Whiting: con il benestare di John Corsmit, che è il responsabile della sicurezza, autorizza il team a scopo precauzionale, dal momento che la Williams è ancora in corsa con Damon Hill e chiede l’accesso ai dati relativi alla macchina di Senna.
Poi la squadra al pit-stop di Hill fa intervenire due uomini che rimuovono qualcosa all’avantreno, forse un sensore. Non è un’operazione di routine. Lo conferma il fatto che nell’intervento i due meccanici non indossano le uniformi ignifughe. E per questo la Williams si becca 10 mila dollari di multa dalla FIA.
I dati delle centraline restano a disposizione dei tecnici e dei motoristi per oltre un mese prima della richiesta di acquisizione formulata dalla magistratura. Ma quando si arriva al processo la Williams sostiene che la memoria della Renault si è sovrascritta accidentalmente in un test al banco in laboratorio.
La testimonianza è di Bernard Duffort, del reparto elettronico della Régie. Però secondo la stampa da qualche parte esiste un back-up delle informazioni. Ce l’ha un tecnico francese: è un dipendente della Renault, è l’uomo che dopo il Gran Premio ha portato le centraline da Imola a Parigi. Non viene mai identificato. E la copia dei dati non arriva mai agli inquirenti.
Le autorità recuperano invece l’altra centralina e ne dispongono la perizia: ci sono delle lesioni che secondo gli esperti nominati dalla procura non sono compatibili con l’incidente di Ayrton. Il professor Melchionda specifica che il danno “sembra prodotto da un colpo di martello”.
Fabrizio Nosco, l’addetto al parco chiuso che su ordine di Whiting consegna le centraline alla Williams, in aula riferisce che dispositivi del genere ne ha visti e maneggiati “a migliaia”. Quelli della macchina di Senna al momento della rimozione “erano intatti, anche se avevano qualche graffio” e in ogni caso “sembravano essere sopravvissuti all’urto”.