Lotus e Renault: ingerenze politiche della Ferrari sui cambi di nome
martedì 18 ottobre 2011 · Politica
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Il team Lotus di Fernandes chiede di diventare Caterham; la Renault vuole svincolarsi da Lotus e uscire dal nome ufficiale della squadra. Due team con il destino che s’intreccia un’altra volta dopo la battaglia legale che si è chiusa a maggio: per le modifiche di denominazione ci vuole il consenso degli altri. E il consenso non c’è.
Secondo lo statuto che regola i rapporti con la Federazione, c’è bisogno di 18 voti favorevoli nella commissione per la Formula 1 che è composta da 26 membri, uno per ogni squadra, più Todt, Ecclestone e i rappresentanti di motoristi, sponsor e organizzatori. Una votazione che di norma è ammessa anche via fax e che però nel caso delle Lotus si è complicata. Tanto che Ecclestone ha accettato di occuparsene di persona.
Horner in Corea spiegava che la Red Bull ha dato via libera perché “non ha senso continuare a chiamare Renault un team che non è della Renault”. Nessuna opposizione nemmeno da parte della McLaren: “Se la richiesta arriva da una squadra minore – diceva Whitmarsh sul caso di Fernandes – non vedo perché respingerla, se li aiuta a livello commerciale”. Oltre al fatto che in teoria chi cambia nome perde i proventi dei diritti televisivi dell’anno precedente.
Le squadre che stanno bloccando l’istanza sono Ferrari, Sauber e Hispania. Ufficialmente perché sostengono che gli interventi troppo frequenti sulla denominazione ufficiale comportano implicazioni che danneggiano l’immagine della Formula 1.
La verità è un’altra: “Vi posso garantire – rivela Ross Brawn all’agenzia Reuters – che dietro ci sono gli appoggi che qualcuno sta cercando di ottenere in cambio di un voto a favore. È successo anche a noi quando dovevamo sostituire il nome”, per passare da Brawn a Mercedes.
Hispania fa ostruzione per partito preso perché non è inserita nella FOTA e cerca il pretesto per intralciare le mosse degli altri; la Ferrari invece – che controlla anche il voto della Sauber sulla base della fornitura di motori – ha finalità diverse e più subdole, perché prima di rilasciare il nulla osta aspetta una rassicurazione sui test. Do ut des: Renault e Lotus sono tra quelle che rifiutano l’ampliamento delle prove private su cui invece Maranello insiste parecchio.
Perciò dice Brawn: “Se ci sono delle motivazioni plausibili, allora d’accordo. Ma facciamone un dibattito serio e comportiamoci da adulti. Non lo usiamo come un diversivo”. Come se la FOTA non fosse già abbastanza provata dalla controversia sulla ridefinizione del tetto di spesa.