Sicurezza in pista, adesso la Federazione valuta la calotta integrale sull’abitacolo
mercoledì 10 agosto 2011 · Tecnica
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Un pilota di Formula 1 guida sprofondato nell’abitacolo. È esposta solamente la testa, che resta la parte più a rischio. Quest’anno la FIA già ha fatto innalzare le protezioni laterali, ma sta lavorando alla progettazione di un cockpit interamente coperto, che ripari il casco anche dagli urti frontali.
È una questione aperta da anni. La Federazione l’ha ripresa in considerazione dopo il decesso di Henry Surtees a Brands Hatch in Formula 2 e l’incidente di Felipe Massa a Budapest. Ha rischiato anche Schumacher ad Abu Dhabi quando la Force India di Liuzzi gli è montata sopra.
Due le soluzioni proposte dalla FIA: un parabrezza integrale in policarbonato a tre strati spesso 30 mm e una calotta in policarbonato per applicazioni aerospaziali.
La valutazione è condotta attraverso un test in cui un pistone azionato da azoto compresso spara una ruota di 20 chili che dopo 2 metri, nel punto d’impatto con la protezione, viaggia già a 225 chilometri orari. Il parabrezza va letteralmente in frantumi, la calotta invece si flette senza deformazioni permanenti.
I risultati adesso sono a disposizione del gruppo di lavoro che comprende anche i delegati delle squadre. James Key della Sauber fa già notare che in caso di incidente la calotta integrale complica l’estrazione del pilota.
Perciò nel frattempo la FIA continua comunque a investire sui caschi. E al di là dei progressi in tema di rigidezza della struttura, resta il fatto che il punto più debole è la visiera che in caso d’urto ruota intorno al perno d’attacco. Tant’è che sia Massa che Surtees avevano entrambi il visore alzato quando sono stati soccorsi.