10 anni fa l’incidente di Alboreto. A Rozzano la mostra fotografica
lunedì 25 aprile 2011 · Amarcord
tempo di lettura: 2 minuti
“Si trovava in rettilineo, quando la vettura per cause ancora sconosciute ha sbandato e si è ribaltata”. La sera del 25 aprile l’Audi scriveva del decesso di Michele Alboreto, la R8 che avrebbe portato alla 24 Ore di Le Mans si era ribaltata al Lausitzring e lui era morto sul colpo, per fratture cervicali e vertebrali.
La causa: foratura della gomma posteriore destra a 340 all’ora, a seguito di una perdita graduale di pressione fino al cedimento, a 400 metri dalla curva dopo un rettilineo di quattro chilometri. Dalla telemetria della macchina viene fuori che Alboreto prima dell’impatto ha alzato il piede, come se avesse avvertito qualcosa.
Il comune di Rozzano – dove Michele trascorse l’adolescenza – gli dedica una mostra fotografica. Commenta il sindaco, Massimo D’Avolio: “Un onore promuovere questo evento in memoria di Michele Alboreto, un campione non solo nello sport ma anche nella vita. Era un uomo dotato di raffinata intelligenza e di grande sensibilità“.
Quella del 1985 era stata la sua estate. L’estate in cui tutta l’Italia s’era messa a spingere la rossa numero 27 col casco giallo e blu perché per la prima volta dai tempi di Ascari un italiano poteva riportare il tricolore nell’albo d’oro del Mondiale Piloti. Un italiano che correva per la Ferrari.
Il Drake l’aveva scelto personalmente: “Guida tanto bene e fa pochi errori. È veloce, di bello stile, educato, serio”. Poi la terribile cinquina di ritiri, per guasti tutti riconducibili al motore, sul quale i tecnici di Maranello erano intervenuti modificando il compressore. Alla fine, quel Mondiale se lo prese Alain Prost.