PHOTO CREDIT · Scuderia Ferrari
Quelle Ferrari dai nomi atipici. E la risposta politica di Montezemolo
giovedì 27 gennaio 2011 · Dal paddock
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Intanto il nome. Un nome per la Patria. In attesa che cadano i veli, la Ferrari rivela che la macchina del 2011 – sigla di progetto 662 – si chiamerà F150, in omaggio ai 150 anni dell’Unità d’Italia.
È la quarta volta nell’ultimo decennio che Maranello schiva le denominazioni convenzionali. Si chiamò F2003-GA la Ferrari del 2003 che onorava la memoria di Gianni Agnelli; 248 quella del 2006 nell’anno della rivoluzione dei motori che scendevano a 2.4 litri con 8 cilindri; F60 quella del 2009, un messaggio politico di Maranello al resto del circus in occasione dei sessant’anni del Cavallino in Formula 1.
In Inghilterra si legge in chiave politica pure l’ultimo battesimo, ma stavolta si va oltre i confini del paddock. Scrive James Allen che Montezemolo risponde “con gli interessi” alle critiche che certi “politici dalla parte di Berlusconi gli hanno rivolto dopo la debacle di Abu Dhabi”.
Il riferimento è agli attacchi di Castelli e Calderoli all’indomani del flop di Yas Island. “A quelli che lo criticano, (Montezemolo) ricorda quanto è stato ottenuto sotto la sua gestione alla Ferrari e quanto tutto ciò abbia giovato, di fronte al pubblico mondiale, ai fini del prestigio internazionale dell’Italia”.
Resta il fatto che al di là delle interpretazioni politiche, è uno slancio di patriottismo che un po’ stride con altri aspetti, tipo il vuoto d’italiani nell’Accademia del Cavallino.