Colin Chapman non è mai morto. Una vecchia storia, un affascinante mistero
domenica 23 gennaio 2011 · Amarcord
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Quando Colin Chapman nel 1978 mette in bacheca il settimo alloro squadre, è lui il costruttore che in Formula 1 ha vinto di più: Enzo Ferrari all’epoca ne ha sei, la McLaren uno soltanto, la Williams ancora deve vincere una gara. La Lotus di Chapman invece è un mito, con un marchio che oggi significa soldi e mercato. E che per questo accende la contesa sulla successione del nome ufficiale.
Stirling Moss da privato vinse quattro corse su Lotus, su Espn-F1 ammette: “Chapman venderebbe il marchio al miglior offerente, se oggi fosse vivo”. Già: se fosse vivo. Avrebbe 82 anni, suppergiù l’età di Bernie Ecclestone.
Leggende vogliono che Alessandro I Romanov, Lawrence d’Arabia, Elvis Presley e Jim Morrison abbiano simulato la scomparsa. Voci soffiano anche sulla sorte di mister Lotus, che ufficialmente se ne va a 54 anni, in una notte di neve il 16 dicembre 1982 al castello di Ketteringham dove il team in quegli anni ha la base. Lo stronca una crisi cardiaca sebbene abbia appena superato per i Lloyd’s di Londra un check-up per l’assicurazione e il rinnovo della licenza di pilota.
Fittipaldi e Andretti sono in America. Chiamano in Inghilterra per chiedere di partecipare alle esequie. La famiglia risponde che Chapman è già stato tumulato. Troppo in fretta per non far nascere sospetti. Anche perché all’aeroporto di Norwich pare che non sia mai rientrato da Parigi con l’aereo privato.
A East Carleton, a due passi dalla tenuta di famiglia, c’è il cimitero con la lapide di Chapman. La moglie del custode, su Autosprint nel 1997 aveva raccontato: “Sembra che sui registri della parrocchia la data del decesso di Colin Chapman sia stata alterata. Una volta seppi da Hazel (la vedova, ndr) che il medico che aveva stilato il referto di morte del marito sparì nel nulla subito dopo. Qui dicono che se n’è andato con lui a spartirsi i soldi”.
Quelli dell’affare De Lorean su cui la Bbc conduce un’inchiesta nel 1983: il governo inglese nel 1974 aveva stanziato 54 milioni di sterline a favore di John De Lorean per la factory di Dunmurry, nel piano di rilancio delle aree depresse a sud di Belfast. Cinque anni dopo, DeLorean aveva firmato un accordo con Chapman per la logistica e per lo sviluppo delle sospensioni di una granturismo all’avanguardia, d’acciaio inossidabile, con gli sportelli che si aprono ad ala di gabbiano. La De Lorean che viaggerà nel tempo nella saga di Ritorno al Futuro.
Dall’inchiesta viene fuori che De Lorean ha costruito solo 8500 macchine e che l’equivalente di 23 milioni di sterline – cioè il 40 per cento dei fondi pubblici liberati nel 1974 – è finito su un conto panamense intestato a General Product Development Services, un conto che è destinato a sovvenzionare la Lotus.
Finisce che si mette a indagare pure l’Fbi. Chapman però viene interrogato solo dalle autorità inglesi. All’improvviso muore. O fa perdere le tracce. Insomma scampa al processo. I giudici di Belfast diranno che la condanna era scontata: “Dieci anni di carcere per frode”.
Prosciolto invece John De Lorean che smonta anche un’accusa di traffico di stupefacenti. In manette invece finisce Fred Bushell, uno dei collaboratori storici di Chapman. Secondo grandprix.com “sapeva esattamente dove erano finiti i soldi, ma si rifiutò di parlare”. Si fa quattro anni di galera, tre sanciti dalla sentenza, un altro per non aver potuto pagare la multa e le spese legali.
Nel frattempo l’Fbi manda a cercare Chapman in Brasile. Il sospetto degli americani è che se la stia spassando coi soldi del governo inglese, sotto falso nome e dopo un intervento di plastica facciale per cambiarsi i connotati. E forse non è un caso che in Brasile, per oltre un mese nel 1983 dopo il Gran Premio a Jacarepagua, si trattiene la vedova di Colin che da dieci anni non fa trasferte e non vola.
Nel mondo parallelo dei complottisti, alla fine Chapman muore davvero. Ma in America Latina, almeno vent’anni dopo la data ufficiale sulla lapide a East Carleton. Dove in latino c’è scritto che la virtù cresce sotto le oppressioni.