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Virgin: arriva la prima macchina di Formula 1 tutta progettata in digitale
domenica 27 dicembre 2009 · Tecnica
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Un giorno Paul Frère andò da Enzo Ferrari per lamentarsi dell’aerodinamica della macchina. E Ferrari gli rispose che l’aerodinamica “è roba per chi non sa fare i motori”. Oggi puoi avere anche il miglior motore del paddock, ma se sbagli l’aerodinamica le corse non le vinci. Anzi, non stai nemmeno in pista.
In Formula 1 normalmente funziona così: chi si occupa di aerodinamica parte dalla fluidodinamica numerica, elabora sul computer il modello della monoposto e ricava tutto quello che gli serve. Principalmente la deportanza e la resistenza. Poi si fa costruire fisicamente il prototipo, lo piazza in galleria del vento e lo migliora. Infine, manda la macchina in pista.
La Virgin invece salterà uno step: dal computer passerà direttamente ai circuiti, senza entrare in galleria del vento.
Per due motivi: perché la galleria del vento non ce l’ha, e perché comunque alla direzione tecnica c’è Nick Wirth che dice di poterne fare a meno. “Il nostro è un approccio unico. Noi la chiamiamo progettazione nel dominio digitale”.
Ci vogliono supercomputer a elaborare e supercervelloni a manovrarli. Cioè: ci vogliono tanti soldi. Ma a spenderli non è direttamente la Virgin, perché le strutture e le risorse sono quelle di Wirth Research: “Ho già sperimentato il processo negli Stati Uniti – prosegue Wirth – prima nelle Indy Car e poi nelle Sports Car. E abbiamo raggiunto un successo fenomenale”.
Adesso è il momento di provarci anche in Formula 1. Riprovarci, per la verità, visto che Wirth fallì miseramente con la Simtek all’inizio degli anni Novanta.
Ora dice: “La prova della determinazione e della motivazione di tutto il nostro gruppo è che il lavoro avanza nei tempi previsti. Andremo in pista a febbraio”. Nel frattempo la prima scocca ha già superato un crash-test nei laboratori della FIA.