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Interlagos, febbre altissima. “Massa in manette se aiuta Alonso”

venerdì 5 novembre 2010 · Dal paddock
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Gira e rigira, si torna sempre là: alla sentenza di settembre sui giochi di squadra. Martin Whitmarsh assicura: almeno per la McLaren “quella è acqua passata”. Max Mosley dopo la Corea diceva: “Alonso vinca con più di 7 punti di margine (quelli che gli ha regalato Massa al Gran Premio di Germania, ndr) perché altrimenti il suo Titolo svaluta la Formula 1”.

In Brasile è Chris Horner che provoca: “Se il Mondiale lo vincesse la Ferrari sarebbe frustrante. Noi abbiamo sempre considerato illegali gli ordini di scuderia e ci siamo comportati di conseguenza”.

Il gioco però Alonso l’ha capito: “Sono strategie per mettere pressione. Qualcuno cerca di deviare l’attenzione perché non ha risolto i suoi problemi”.

E infatti Webber proprio a Interlagos riaccende la miccia delle polemiche. Sulle pari opportunità spiega: “Come supporto tecnico nessuna obiezione. Ma se parliamo di supporto emotivo, è ovvio che non c’è”.

Horner a Yeongam l’aveva pure ammesso: “Stiamo costruendo la squadra intorno a Vettel. Lui ha una carriera davanti e probabilmente la trascorrerà con noi. La carriera di Webber invece è all’autunno”.

Aria pesante. Jackie Stewart fa il punto con RaiSport: “Perdere il titolo per un conflitto interno alla squadra sarebbe ridicolo. La Red Bull deve giocare su un pilota soltanto, bisogna andare sul sicuro”.

Come fa la Ferrari. In conferenza stampa la domanda a Massa è scontata: “Metti caso che sei in testa. Dai strada a Fernando?”. Risposta: “Sono un professionista”. Che equivale a un sì.

Interviene Paulo Castilho, il procuratore del tribunale criminale di San Paolo: “Se Massa si fa passare da Alonso durante la corsa, se ne va dal circuito in manette”. In Brasile dal 2003 esiste lo statuto contro le frodi sportive per frenare l’illecito nelle scommesse. Massa però il sacrificio a Interlagos l’ha fatto già: “Ve lo siete scordato? Nel 2007”. Con Raikkonen, all’ultimo Gran Premio dell’anno. Più fine e meno plateale. Perché Todt i giochetti li mascherava meglio.

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