Monza, due McLaren diverse. Hamilton senza f-duct: “Un errore”

sabato 11 settembre 2010 · Tecnica
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Era il tema tecnico del week-end: montare o no il sistema f-duct. “E perché no? L’alettone – diceva Sam Michael – comunque va in stallo. Non vedo perché dovremmo farne a meno”. La risposta che si davano gli altri, quelli che il condotto f volevano toglierlo, è che gli alettoni a Monza partono già in configurazione di carico minimo e non c’è abbastanza deportanza di cui sbarazzarsi sul dritto.

Oltre al fatto che orecchie, soffiature e canalizzazioni varie finiscono per intaccare l’efficienza in condizioni standard, quando il sistema non è attivo. E cioè, nel caso specifico di Monza, soprattutto nelle tre chicane.

Diceva Tonio Liuzzi: “È sempre una questione di compromesso, bisogna vedere come cambia la guidabilità della macchina”.

Nei top team il dilemma l’ha patito soprattutto la McLaren: “Quando siamo arrivati – ammette Jenson Button – non avevamo le idee molto chiare”. Per cui prima delle qualifiche il muretto ha sdoppiato le strategie: f-duct e più carico alare per Button – come Ferrari, Red Bull e Renault – e configurazione tradizionale più scarica per Hamilton – come le Mercedes.

La funzionalità bisogna leggerla incrociando i dati: Lewis in termini di velocità di punta sta coi migliori, 344.3 orari contro 329.5 di Jenson; ma rispetto al compagno di squadra perde due decimi nel secondo settore e altri due nel terzo. Ovvero: quello che Hamilton recupera sul dritto, lo liquida con gli interessi in curva.

“Io – spiega Button – avendo più carico posso staccare più tardi. E poi c’è più stabilità”. Non a caso, Hamilton quando si lamenta dice: “L’auto scivola dappertutto, è nervosa indipendentemente dal tipo di gomme. Non è stata la scelta corretta”.

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