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Istanbul, f-duct anche sulla Red Bull. E la Ferrari cambia schema
martedì 1 giugno 2010 · Tecnica
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In ritardo rispetto a Ferrari e Mercedes, la Red Bull ha proposto in Turchia la sua interpretazione di f-duct: due condotti in parallelo che pescano aria dall’air scope e la convogliano attraverso la pinna cava sul cofano motore, per portare in stallo l’alettone posteriore.
Ma si tratta di un assemblaggio molto più complesso rispetto a quelli che s’erano visti finora. Webber infatti osserva: “C’è voluto un gran bel lavoro, non era facile a questo punto della stagione”.
Chris Horner aggiunge: “I dati che abbiamo raccolto riproducono quanto avevamo calcolato in galleria del vento”. Ma sabato e domenica la Red Bull è scesa in pista con la pinna tradizionale, perché secondo Helmut Marko gli “effetti collaterali” sono ancora troppi.
Fondamentalmente, se non è previsto nel progetto base della macchina, il sistema f-duct impone un compromesso che alla fine pregiudica il livello di stabilità nella percorrenza delle curve veloci, un parametro chiave su cui la Red Bull in questo momento della stagione costruisce buona parte della superiorità tecnica.
Tant’è vero che nel paddock circola voce che in Spagna la RB6 fosse l’unica a prendere in pieno la curva della Caixa. E in Turchia, nella famigerata curva 8, quella con quattro punti di corda diversi, era come se Vettel e Webber viaggiassero sui binari.
Finché ci sono più curve che rettilinei, Horner non rischia l’azzardo: “Gareggiare a Istanbul col sistema f-duct sarebbe stato un po’ immaturo. Abbiamo dei dati da analizzare, eventualmente per riproporre questa soluzione a Montréal”.