BMW si fa da parte, ora Peter Sauber prova a salvare il team
domenica 2 agosto 2009 · Dal paddock
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La crisi economica fa un’altra vittima nell’automobilismo sportivo. È la Bmw l’ultima ad arrendersi dopo il ritiro di Honda in Formula 1, l’addio di Subaru e Suzuki al Mondiale Rally, lo stop di Kawasaki in MotoGP, il forfait di Mitsubishi alla Dakar. Non ne sapevano niente nemmeno Robert Kubica e Nick Heidfeld, che in prospettiva 2010 adesso sono liberi sul mercato.
Mario Theissen è di poche parole: “Avrei voluto dimostrare che questa stagione è stata solo un incidente di percorso nel nostro cammino, ma comunque comprendo le ragioni della dirigenza”.
Chi ci resta più male di tutti è Peter Sauber che nel 2005 aveva scelto di vendere alla Bmw nella convinzione di assicurare un futuro alla squadra: “Sono estremamente deluso e sconsolato, perché questo è il momento più amaro nei miei 40 anni di carriera nel mondo dei motori. Bisogna trovare una soluzione a questa devastante battuta d’arresto, io voglio ancora dare una mano”.
Perciò s’è già attivato per trovare un acquirente, ma non è riuscito a ottenere da Bmw quello che Ross Brawn aveva avuto da Honda: l’impegno a tenere finanziariamente in vita le strutture almeno per un anno.
In un certo senso, Mosley l’aveva previsto quando diceva che la Formula 1 non è un campo da lasciare ai costruttori: quelli vanno e vengono, sono i privati che restano e non perdono l’entusiasmo. Quelli come Sauber.