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India: nel 2008 il primo team. E presto anche un Gran Premio

mercoledì 19 settembre 2007 · Dal paddock
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Si chiama Vijay Mallya, è il titolare della Kingfisher Airlines, è appassionato di motori e sogna di portare la Formula 1 in India. Per il momento deve accontentarsi di portare l’India in Formula 1 e non viceversa: unirà i capitali a quelli di Michiel Mol e rileverà la Spyker.

Spenderà qualcosa come 80 milioni di euro, la squadra manterrà la base a Silverstone, cambierà gestione per la terza volta in tre anni e diventerà la prima nella storia dell’automobilismo a gareggiare con licenza indiana.

“C’è così tanto entusiasmo – rivela Mallya – che gli sponsor sono già in fila con i libretti d’assegni. Non ho mai sentito cose del genere in altre parti del mondo”.

Punto di partenza: l’ingaggio di un pilota indiano, forse Narain Karthikeyan, forse Karun Chandhok, forse entrambi. E non è escluso che Mallya vada a puntare su talenti sconosciuti prelevati dalle categorie minori: “Darò uno sguardo ai nostri campionati di kart e mi farò un’idea. Chissà che non si possa individuare qualcuno di valore su cui investire per il futuro”.

Intanto il governo indiano mette in cantiere l’idea di un Gran Premio. Ecclestone chiede una corsa cittadina in stile Monte-Carlo, Hermann Tilke ha già scandagliato Nuova Delhi alla ricerca della collocazione migliore.

Per Mallya è solo questione di tempo: “La gara può diventare realtà nel giro dei prossimi due anni. L’India ha grandi potenzialità e risorse, le nostre aziende sfrutteranno la piattaforma offerta dalla Formula 1 per avere la giusta esposizione a livello internazionale”.

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